Precisiamo che articoli, recensioni,
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La "CIVILTÀ CINESE" |
«La civiltà della Cina, più o meno sotto tutti i punti di vista, è una mostruosità, non solo anticristiana, ma antiumana. Le religioni dei cinesi sono mostruose, assurde, le più ridicole del mondo. Grassetti, colori, parentesi quadre, sottolineature, corsivi |
1. PREMESSA
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A questi accostamenti che già adombravano l'idea di una certa eguaglianza fra le varie civiltà, (diffusasi nel secondo dopoguerra) si è ora aggiunto l'ecumenismo religioso propagato dopo il "Concilio Ecumenico Vaticano II". La formulazione teorica dell'infausta dottrina che considera eguali tutte le religioni, è già chiaramente delineata nei documenti conciliari; a questa enunciazione dottrinale, in totale contraddizione con il precedente magistero fa seguito la prassi "pastorale" specie dopo gl'incontri ecumenici di Assisi (ottobre 1986 e gennaio 2002) che sono stati gli ultimi ed i più avvelenati di questi frutti. Dopo lo scandalo interreligioso di Assisi, Giovanni Paolo II affermò: "L'evento di Assisi può essere considerato come un'illustrazione visibile, una lezione dei fatti, una catechesi a tutti intelligibile, di ciò che presuppone e significa l'impegno ecumenico e l'impegno per il dialogo interreligioso raccomandato e promosso dal Concilio Vaticano II " (l'Osservatore romano, 22-3-1986). |
2. Il MITO DEL BUON SELVAGGIO, ANTENATO DELL'IMMIGRATO TERZOMONDIALE |
La passione per l'antico Egitto, che si manifesta attraverso una letteratura grossolana ed in una truculenta filmografia hollywoodiana, indica che l' intellighentsja progressista persegue sempre lo scopo di trovare un'alternativa al modello sociale e morale del cristianesimo. Dopo l'inglorioso"squagliamento" del socialismo reale, il crollo del comunismo si accompagna oggi all'esaltazione dell'Islam più violento, ma anche alla meno appariscente (ma gravissima) diffusione dell'occultismo. |
Fra le "grandi civiltà" del passato Toynbee elenca la cosiddetta "civiltà cinese"; oggi il pericolo immediato che bussa alla porte dell'Occidente, è indubbiamente quello islamico, ma non si può escludere che in futuro, dalle forze anti-cristiane al potere, ci vengano propinati altri modelli, una volta esaurito il ciclo e la "moda" pro-Maometto. È perciò utile premunirsi per evitare un ennesimo rigurgito anti-cristiano[3] proveniente da altre pseudo-religioni, presentate come "innocue" e pacifiche. |
3. LA STORIA MANIPOLATA |
L'approccio adottato dalla storiografia moderna suppone, al contrario, quale principio indimostrato (anzi, nella realtà, contraddetto dai fatti) quello dell'egualitarismo culturale; detto approccio consiste:
a) nel nascondere costumi o idee che, per la loro evidente ripugnanza, potrebbero infrangere il falso dogma dell'eguaglianza delle civiltà e l'obiettivo ideologico del multiculturalismo, al quale si vuole pervenire, costi quello che costi; b) minimizzare o falsificare quei fatti (sfavorevoli ai propri assunti ideologici) che non si possono occultare; c) giustificarli, se non si possono né nascondere né sminuire; d) ricorrere anche a sanzioni penali ("incitamento alla discriminazione per motivi religiosi, etnici, razziali" ecc.) contro chiunque avversi l'ideologia della società multietnica e multireligiosa, così da impedire che si conosca la verità.(1) |
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La falsificazione della storia è un fenomeno diffusosi in modo massiccio nel secondo dopoguerra, quando, sotto la spinta congiunta degli Stati Uniti e dell'Unione Sovietica, vincitori del secondo conflitto mondiali, gli europei furono costretti ad abbandonare le loro colonie. Il primo segnale dell'abbandono (e della cacciata) lo diede il presidente statunitense Franklin Delano Roosevelt, che, quand’era ancora in corso la guerra ebbe contatti con il sovrano del Marocco, Maometto V; al sultano islamico egli promise la "liberazione" del Nord Africa da inglesi e francesi[4]; fu sempre Roosevelt a garantire al presidente cinese Ciang Kai Shek la "liberazione" dell'Asia, cacciando francesi, inglesi ed olandesi. [5] La decolonizzazione seguita alla sconfitta dell'Europa nella seconda guerra mondiale, trova i progenitori tra gli intellettuali che già nel XVI secolo, proponevano di lasciare il mondo abbandonato a se stesso, cioè allo stato selvaggio. |
Sul piano teorico si tentò di criminalizzare l'Europa, fornendo un alibi morale al disegno decolonizzatore; in ciò, i veri maestri furono i comunisti. Essi adattarono al Terzo Mondo la dottrina marxista del materialismo dialettico, quale fattore evolutivo della storia: gli sfruttati erano i popoli soggetti al dominio coloniale; gli sfruttatori, gli europei. Gli americani, privi di ogni riferimento ideologico forte[6], assimilarono inizialmente queste teorie "liberatrici", salvo poi rigettarle una volta divenuti vittime essi stessi, come accadde nella vergognosa guerra scatenata dal Vietnam del Nord contro il Vietnam del Sud.[7] |
4. IL PADRE LAURENTIN: UN FALSARIO "CATTOLICO" Al SERVIZIO DEL COMUNISMO |
Appunti critici contro Matignon sono stati rivolti in particolare da Renè Laurentin (2), il teologo e mariologo di Medjugorje, la cui lunga militanza nelle file del progressismo sedicente cattolico più beceramente schierato con il maoismo, dovrebbe indurre a grande prudenza. Il maoismo del Laurentin appare evidente in una sua opera: Cina e Cristianesimo[9]. Ne trascriviamo in nota qualche passaggio, a beneficio degl'ignari parrocchiani sedotti da questo autore. |
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Il testo del Matignon è invece obiettivo, documentato, e corredato da un pregevole sussidio fotografico; mentre, al contrario, è il sedicente "mariologo" di Medjugorje ad essere fazioso, ingiusto e prevenuto. Il testo di Laurentin si muove infatti in una prospettiva dialogica catto-maoista tipica degli anni '70, variante sinologica dell'allucinazione clerical-progressista degli anni conciliari . Laurentin si dimostra inoltre incapace di contestare le precise, puntuali osservazioni del Matignon, alle quali questo breve scritto attingerà ampiamente. |
Non a caso anche il padre Wieger, medico, farmacista, etnologo e linguista di fama, subisce le ingiurie e le reprimende postume del progressista Laurentin. |
5.CINA, UNO SGUARDO D'ASSIEME |
Le religioni dei cinesi sono mostruose, assurde, le più ridicole del mondo. I bonzi sono una classe abbietta e spregevole, ignorante, marcia. Le arti sono sconosciute. Non sono mai esistite; nelle pagode e nei palazzi, qualche figura dipinta o scolpita di demoni e di animali orribili, fantastici, pesanti. Niente idee, niente sentimenti, frasi fatte, banali da far vomitare" [12]. |
Come si presentava la Cina ai visitatori europei del secolo scorso? A questa domanda possiamo rispondere con quanto scrive Matignon: "Il cinese, di sua natura è piuttosto tollerante, per contro egli è perfettamente incapace di comprendere il lavoro disinteressato: egli vede in ogni viaggiatore un agente al soldo dello straniero inviato per investigare sulle ricchezze dell'impero. Il cinese è un uomo eminentemente pratico, in virtù di un egoismo inveterato egli vede nello straniero solo un individuo da sfruttare. Ai nostri occhi i cinesi sono sempre gli inventori della polvere da sparo. Nonostante la loro prodigiosa antichità bisogna affermare che essi restano un popolo di bambini. La loro intelligenza accetta facilmente le cose più assurde e, nonostante si dimostri loro l'errore in cui sono incorsi, essi continuano imperterriti per la loro strada. Il cinese è un essere superficiale; si contenta delle apparenze piuttosto che della realtà delle cose; l'illusione gli basta. Egli resta assolutamente convinto dell'elevata portata della sua filosofia. Una grandissima credulità, l'inesigenza di precisione nelle idee, il gusto del mistero e del meraviglioso costituiscono un terreno propizio per lo sviluppo di superstizioni di ogni genere. La superstizione gioca un ruolo fondamentale nella vita cinese: detta la linea di condotta, sia negli affari, sia nei piaceri"[13]. |
6. RELIGIONE E SUPERSTIZIONI |
Mentre padre Wieger, più correttamente, ritiene che la magia taoista sia a fondamento delle superstizioni cinesi, Matignon ipotizza che queste ultime non derivino direttamente da confucianesimo, buddismo e taoismo, bensì dalla loro progressiva decadenza: tuttavia non porta alcuna prova per dimostrare che sia effettivamente esistita una sorta di età dell'oro di quelle religioni, spurgate dalla superstizione. |
Presumibilmente le superstizioni albergarono in Cina, assieme alle tre religioni tradizionali, fin dalla notte dei tempi. L'errore di distinguere le une dalle altre è frequente in diversi sinologhi ed è stato commesso anche dal gesuita Matteo Ricci, ammiratore della letteratura confuciana. |
L'impressione è che più si va indietro nel tempo nella storia cinese, più si vada incontro a cose mostruose. "Il superstizioso terrore degli antichi cinesi per la divinità delle acque (Fiume Giallo), ben dimostra quale timore ispirasse ai rivieraschi, in tempo di piena, questo irresistibile vicino: per propiziarselo, gli sacrificavano periodicamente dei giovani e delle fanciulle".[14] E ancora, riferendoci all’epoca precristiana: "Nel 331 Ch'in fa prigioniero l'esercito di Wei e decapita ottantamila uomini. Nel 318 Chi'in disperde la coalizione di Wei, di Han e di Chao che avevano aiutato gli Unni, e taglia ottantaduemila teste. Nel 307 si accontenta di una decapitazione di sessantamila teste. Ma coll'avvento del re Chao-siang, le stragi saranno più sontuose; nel 293 egli batte Han e Wei e si offre, per cominciare, un bottino di duecentoquarantamila teste. Nel 275, campagna contro Wei: quarantamila teste soltanto"[15]. Per fare solo un piccolo confronto, si noti che in quello stesso torno di tempo, l'Europa aveva già conosciuto l'epopea delle guerre persiane e lo splendore della Grecia classica, l'espansione romana nella Penisola italica nell'imminenza delle guerre puniche e assistito stupefatta alla leggendaria spedizione macedone di Alessandro il Grande, con la costruzione di un vastissimo impero che giunge fino alle sponde dell'Indo[16]. |
7. LE SUPERSTIZIONI DEL FONG-CHOUÈ, DEL DRAGONE E DELLE SCRITTURE |
(3) Attenzione, non divinità! |
Letteralmente fong-chouè significa fuoco e acqua; ma ciò che rende ardua ogni sua comprensione da parte degli occidentali è l'idea che esso rappresenta. "Per i cinesi, un punto qualsiasi dell'Impero di Mezzo è un centro di forza, di influenze spirituali, sulla natura delle quali non si hanno che idee vaghe e mal definite, poco o per nulla comprensibili, e per assurdo, tanto più credute e temute. La minima perturbazione apportata alle cose circostanti, l'intenzione sola di operare dei cambiamenti, sia per dei lavori, sia per costruzioni, è sufficiente a modificare in bene o in male, questa influenza spirituale. Una sorta di superstizione topografica, una specie di geomanzia speciale che coinvolge ogni parcella del suolo cinese, variabile da un punto all'altro. Per i cinesi questa fantasia diventa scienza. Esistono perciò dei veri e propri "dottori" in fong-chouè; un'attività lucrativa svolta da dei veri e propri ciarlatani, che vivono dell'ignoranza bestiale dei loro concittadini"[17]. |
Su questa superstizione del fong-chouè si fondano due momenti importanti nella vita di un cinese: la costruzione di un'abitazione e la sepoltura di un parente. Costruire un’abitazione e arredarla è impresa complicata per un cinese; tutto dev’essere accuratamente misurato affinché le piante affinché le piante e le case circostanti non gettino ombra su alcune parti essenziali della nuova abitazione. Quando muore un familiare la sua sepoltura diventa una vera e propria odissea: bisogna trovare un punto preciso perché il morto, una volta sepolto, non sia disturbato da potenze malefiche. Se il defunto infatti, non gradisce la sepoltura, il suo spirito tormenterà i vivi per il resto della loro vita. La ricerca di una tomba risulta quindi alquanto lunga e può durare dei mesi, finché il "dottore" in fong-chouè, dopo accurate e dispendiose indagini, non avrà individuato il punto esatto. In omaggio a questa superstizione, a Pechino, si vedono molte bare all'aperto o addirittura cadaveri in putrefazione, ricoperti da una semplice stuoia. Sempre a causa di questa superstizione, l'apertura di strade, la costruzione di canali o ferrovie, perfino l'impianto di pali telegrafici, risulta in Cina una fatica, se non ciclopica, di sicuro assai ardua. Il timore di turbare il sonno dei morti impediva nel Celeste Impero ogni serio progresso materiale. |
La credenza nell'esistenza del dragone è un'altra tipica fissazione dei cinesi: "Il dragone è un prodotto della più pura fantasia cinese. E' raffigurato come nei disegni; un animale favoloso mezzo boa e mezzo coccodrillo, con quattro arti muniti di cinque artigli. È privo di ali, ma ciò non gl'impedisce di librarsi nell'aria e di trasformarsi in mille modi diversi. |
È una temibile potenza polimorfa. Vi sono dei dragoni buoni e altri cattivi e dei guardiani tutelari di tutto ciò che causa una disgrazia. Ogni fenomeno cosmico, terremoto, eclissi, inondazione, è causato dal dragone; per questo, il ritrovamento di una lucertola morta, vicino ad un ponte distrutto, dà luogo a processioni onde ingraziarsi il dragone, incarnatosi in quella lucertola. Il dragone è in ogni dove, ma principalmente in terra, in cielo e nell'acqua. Si trova anche all'interno delle case, dove funge da genio protettore. |
Siccome il suo corpo sinuoso ha orrore delle linee diritte e affinché esso sia confortevolmente ospitato, sì fa sì che i tetti delle case abbiano quei graziosi rilievi ricurvi che ognuno conosce. La superstizione delle scritture è una delle più curiose; esiste un culto particolare per ogni cosa scritta, sia a mano che stampata. Le lettere, qualunque sia il loro significato, sono accuratamente custodite. A Pechino, vi sono degl'incaricati che girano la città per raccogliere ogni pezzo di carta scritta gettato per terra. Ogni carta viene recata in una specie di tempio, dov'è bruciata tra mille cerimonie; le ceneri sono riversate nel fiume con infiniti riguardi. La superstizione accompagna il cinese dalla culla alla tomba"[18]. |
8. IL SUICIDIO |
L'uomo cinese non è fatto come noi; la sua sensibilità è assai meno sviluppata della nostra"[19]. |
Da medico, Matignon non tralascia di osservare come i cinesi siano molto resistenti al dolore e capaci di giungere all'automutilazione, senza dare apparenti segni di sofferenza; e mette in collegamento tutto ciò con la pratica del suicidio. "Le idee morali dei cinesi, la loro tolleranza al dolore e pertanto la loro poca paura della morte preparano la strada ai numerosi fattori che li spingono al suicidio"[20]. |
L'autore mostra di aver studiato a fondo la spaventosa emergenza suicidaria in Cina; ne calcola l'incidenza rispetto al numero degli abitanti; ne suddivide la casistica a seconda del sesso, delle cause e delle modalità di esecuzione. Constata che la pratica di togliersi la vita è più diffusa fra le donne che tra gli uomini. Circa il movente, nota che è più frequente il suicidio compiuto per vendetta o per rancore, seguito da quello indotto dalla gelosia o causato da collera o dispetti. Viene quindi il caso di chi si priva della vita a causa di situazioni penose, che portano al ridicolo o inducono tristezza o dispiaceri; vi sono poi le ragioni d'onore, quelle che causano una perte de face: ammanchi di denaro, pietà filiale, infedeltà coniugale, miseria, follia e superstizione. |
"Il motivo del suicidio per vendetta è qualche volta grave, ma frequentemente la sua futilità è tale che la nostra intelligenza di occidentali non può comprendere come una causa ai nostri occhi così insignificante possa condurre a una risoluzione del genere. Il cinese è un soggetto vendicativo e allo stesso tempo impulsivo; egli cede facilmente ai primi moti di collera o di cattivo umore. Vendetta premeditata o comportamento irriflessivo sono passioni opposte che lo spingeranno al suicidio per la stessa ragione: la soddisfazione dell'amor proprio che proviene dall'idea di poter nuocere ai nostri simili. È un cattivo affare per chi si porta dietro la responsabilità di un suicidio. Capita che un mendicante attui la sua vendetta, tagliandosi la gola davanti alla vostra porta; ma questo è uno dei casi più felici. Una bella bara, un po' di soldi ai parenti e ai magistrati e se ne può uscire senza fastidi. I soldi in Cina giocano un ruolo capitale. Un individuo si ritiene rovinato da un altro? s'impicca davanti alla sua porta. Due commercianti si fanno una concorrenza accanita: quello che si ritiene più debole, s'imbottisce d'oppio e viene a morire dentro la bottega del rivale. Chi perde una causa ed è persuaso di avere ragione, si dà la morte davanti alla casa del nemico, nella convinzione che il suo suicidio porterà alla revisione del processo e quindi alla rovina della controparte. Chi è determinato a morire è nello stato di poter rovinare la vita a chi vuole. I cinesi temono più la sofferenza che la morte e perciò la giustizia cinese ha trovato il mezzo di rendere la condizione del criminale più insopportabile dello stesso supplizio. La paura del suicidio è perciò abilmente sfruttata per regolare situazioni, soprattutto finanziarie, assai complicate; è un sistema di ricatti che riesce molto bene. Un suicidio si rivela sempre un triste affare per colui contro il quale è diretto"[21]. |
Dicevamo sopra che un'altra, frequente ragione nel darsi la morte è la perte de face, (perdita della faccia) in altre parole il trovarsi in situazioni che comportino la perdita dell'onore, anche per futili motivi. Il cinese è estremamente suscettibile: basta rivolgergli una battuta offensiva in presenza di amici, per causare in lui un turbamento tale da indurlo al passo estremo. Il suicidio femminile è invece quasi sempre indotto da situazioni familiari di poligamia o di concubinato: in particolare dalla sudditanza, che somiglia a una terribile schiavitù, delle nuore rispetto alle suocere. La donna cinese diventa libera in età adulta, se ha generato molti maschi e se può quindi esercitare, a sua volta, una vera e propria tirannia sulle spose dei suoi figli. Anche gli stati di indigenza e la debolezza morale nel sopportare le tragedie della vita sono da ascrivere tra le cause frequenti di suicidio. Fra i metodi più usati dai cinesi per togliersi la vita, l'autore elenca l'avvelenamento, l'impiccagione, l'annegamento, l'uso di armi da taglio, lo sfinimento e il darsi fuoco. |
9. L'AUTOCREMAZIONE DEI BONZI |
L'autocremazione è l'atto finale che pone termine a una vita di sofferenze e punizioni, atto che taluni bonzi hanno scelto deliberatamente di compiere; è una dipartita pubblica per raggiungere il Nirvana, e dunque un gesto del genere non ha nulla a che vedere con un gesto di protesta. Stando alla testimonianza di Matignon, in Cina, "durante la settimana che precede lo spettacolo (del rogo) tutto è messo in opera per toccare il cuore e la borsa dei fedeli"[22]. I roghi hanno il potere di rimpinguare le casse dei monasteri buddisti: perciò l'evento è ampiamente pubblicizzato da un comitato organizzatore, mediante l'affissione di manifesti, che richiamano una folla imponente. Chi vuole vedere, paga per assistere allo spettacolo. In genere i candidati al rogo sono dei bonzi vecchissimi, che hanno vissuto come anacoreti e che sono persuasi dai più giovani a raggiungere il Nirvana. In alcuni casi il rogo nasconde il trucco, perché nella catasta di legna preparata per la pira viene praticato un foro che ha lo scopo di consentire la fuga del candidato suicida, allorché si alzano le fiamme. Qualche mese dopo il "morto" riappare in giro, millantando di essere la reincarnazione di Budda. |
10. L'INFANTICIDIO CINESE E GLI EUROPEI "CATTIVI" |
Ordinariamente il crimine è deciso da un consiglio di famiglia ed è perpetrato subito dopo il parto, incaricandone appunto una di queste sages-femmes (mammana) I neonati sono soppressi o buttandoli in un angolo dell'abitazione o nella cassa dei rifiuti; dove la polvere o le immondizie non tarderanno a ostruirne le vie respiratorie. Certe volte il neonato è deposto su di un letto e ricoperto da un cuscino, sul quale siede, quasi per caso, un assistente; altre volte è annegato in una tinozza, tenendolo sollevato per le gambine, mentre gli s'immerge la testa nel recipiente. Nella società cinese i genitori hanno un diritto di vita e di morte anche sui figli adulti, come molti esempi riferiscono; si comprende perciò che se i genitori si arrogano questo diritto sui figli grandi, la morte di un neonato non deve costare ad essi molto caro. Del resto i cinesi professano una tesi logica assai elementare, sebbene anti-sociale: «Siamo noi che abbiamo dato la vita ai nostri figli; siamo noi che gliela togliamo. Dunque che male c'è?». In Cina anche l'aborto è largamente praticato, col sistema di scaricare il feto direttamente nella fossa degli escrementi. La presenza degli europei ha limitato gl'infanticidi; tanto che i genitori preferiscono oggi abbandonare i neonati per la strada, ben sapendo che saranno raccolti da mani pietose"[24]. Ah, questi cattivi europei! Questi tremendi colonialisti! |
"La pietà filiale di cui tanto si parla a proposito della morale cinese, ovvero il rispetto per i genitori, ha una vera efficacia quando questi sono morti; essa permette sicuramente l'infanticidio, quando questo ha per scopo di facilitare la vita degli antenati"[25]. Ecco il testo di un editto emesso in Cina nel 1889 dal Vicerè: "Constato che nel Fo-Kien, il costume di annegare le bambine è più generale che nelle altre province. I contadini ignoranti si trasmettono l'un l'altro questa vergognosa usanza e finiscono per non trovarla più biasimevole. Appena le loro figliuole escono dal seno materno, sono tuffate in una tinozza e si dibattono gettando grida di dolore. Nulla vi è di più barbaro e di più contrario alla legge naturale. Rinnovo il mio avvertimento in un proclama speciale"[26]. |
Quando i missionari europei giunsero in Cina si misero subito all'opera per costruire giganteschi orfanotrofi. Negli ultimi anni del XIX secolo, grazie all'influsso dei costumi europei, le autorità cinesi emanarono numerosi bandi per vietare l'infanticidio; ma questo barbaro e inveterato crimine era così radicato e dilagante che veniva sanzionato soltanto con un anno di esilio e sessanta colpi di bastone. Ancora la superstizione è la responsabile di un particolare genere d'infanticidi: quelli commessi per ingraziarsi il dragone. |
In alcuni paesi soggetti ad alluvioni, era usanza seppellire vivi dei bimbi per ingraziarsi gli spiriti. Si tratta di una pratica non autorizzata da nessuna delle religioni ufficiali, ma ciononostante così diffusa in Cina, da esservi liberamente tollerata. Per i costumi cinesi i bambini non sono soggetti autonomi di diritto, tanto da non avere neppure diritto alla sepoltura degli adulti. Per questo i cadaveri dei piccoli, morti di malattia o lasciati morire, o deliberatamente soppressi, sono abbandonati per le strade.[27] |
11. LA PEDERASTIA E LA PEDOFILIA |
"Uno dei miei vecchi amici, che conosceva bene i cinesi, affermò un giorno come fosse un assioma che «ogni cinese che si rispetti pratica, ha praticato o praticherà la pederastia». Benché estremamente paradossale di primo acchito, questa «boutade», occorre riconoscerlo, contiene un fondo di verità e il numero dei cinesi «che si rispettano» resta considerevole. La pederastia è, in effetti, estremamente diffusa nell'Impero di Mezzo. |
Tutte le classi della società vi si abbandonano con avidità, a tutte le età sia giovani che vecchi"[29]. Matignon racconta alcuni episodi disgustosi ai quali ha assistito di persona e tenta di spiegarne le cause, assimilando la pederastia in Cina a quella degli antichi greci. "Presumibilmente certi cinesi, raffinati dal punto di vista intellettuale, ricercano nella pederastia la soddisfazione dei sensi e dello spirito. La donna cinese è ignorante, a qualunque classe appartenga, sia essa una donna onesta o una prostituta. La pederastia è cosa che non ha nulla di straordinario in Cina e che si pratica con una certa facilità. L'opinione pubblica cinese resta indifferente a questo genere di distrazioni e la morale non si rivolta più di tanto; la legge cinese non ama occuparsi delle cose intime. La pederastia è considerata un fatto di «bon ton», una fantasia dispendiosa e come tale un piacere elegante. Un certo snobismo dei cinesi, simile a quello di certi ricchi europei, mantiene sull'argomento la massima discrezione. L'accusa più grave che in Cina si muove contro la pederastia, è che essa esercita un'influenza nefasta sulla vista. In Cina abbondano i libri pornografici, in cui si descrivono dettagliatamente rapporti sessuali con fratelli, padri, madri e financo nonni; per legge, questi testi non possono essere scritti in cinese, ma l'ostacolo è superato traducendoli in lingua manciù. La prostituzione maschile è alimentata dal ratto dei fanciulli, che sono addestrati fino all'età di tredici anni; raggiunta quell'età, sono immessi sul mercato della prostituzione maschile. Quest'attività si svolge in modo semi-clandestino in apposite case, ben conosciute a Pechino"[30]. |
12. GLI EUNUCHI DEL PALAZZO IMPERIALE |
Ottenutane risposta affermativa, con un colpo netto, pene e testicoli vengono recisi. Per evitare copiose perdite di sangue, sulla ferita è posto un piccolo cuneo di legno. La sofferenza maggiore è causata però dall'impossibilità di urinare. Dopo alcuni giorni l'ostacolo di legno viene tolto e, se l'evirato può orinare senza difficoltà, significa che non vi sono complicazioni. Per tutto il resto della sua vita l'eunuco soffrirà comunque di ritenzione urinaria e resterà soggetto a infezioni. Le parti asportate sono accuratamente conservate in una cassetta di legno con tanto di nome e cognome; quando l'eunuco muore i suoi parenti reclamano la cassetta, che viene posta nella bara, in modo che il defunto possa raggiungere integro l'aldilà"[31]. |
13. LA DEFORMAZIONE DEI PIEDI DELLE BAMBINE |
14. IL CULTO DEGLI ANTENATI |
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15. IL CANNIBALISMO E LA "CELEBRE" MEDICINA CINESE |
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16. L’OPPIO |
17. CONCLUSIONE R.G. |
(4) Senza specificare quali! |